Le 10 Castella di Pescia

“Svizzera Pesciatina” è stata detta, credo per primo dal Sismondi, l’alta valle della Pescia che si insinua dopo la stretta di Pietrabuona con due profondi rami (Val di Forfora e Val di Torbola) nella verdissima montagna). Usciti si fa per dire, dalla Porta della montagna o del Moro di cui non resta che il nome della Piazzetta ove sorgeva, la Via Provinciale Mammianese tracciata da Leopoldo II un secolo e mezzo fa, risale lungo il fianco destro del fiume. Si lascia sulla sinistra in alto l’antica Chiesa di Santa Margherita a Monzone, ed a destra poco lontana dal fiume quella romanica di San Lorenzo, con l’abside semicircolare coronata di archetti pensili ed i resti d’un chiostro; neoi pressi, su un’altura, i ruderi del Castello di Cerreto, uno dei “Quinti” di Pescia ancora nel 1340. Qua e là i resti di antiche e meno antiche cartiere. In breve si giunge (Km. 4) a Pietrabuona, la porta dell’alta val di Pescia.

1. Pietrabuona sorge in posizione veramente strategica, sentinella avanzata dei pesciatini verso la Lucchesia. Pochi sono i resti delle forti mura che la difendevano così come sempre meno consistenti sono gli avanzi della Rocca, colpita anche recentemente (13 gennaio 1978) da una grave, ulteriore rovina, rivelando all’interno della rocca stessa i resti d’una antica Chiesa medievale (San Matteo), che era stata abbandonata alla fine del Trecento per consentire la fortificazione della Rocca, ricostruita poco distante e intitolata a San Michele. Ai piedi della Rocca una più recente ma pittoresca piazzetta con la Chiesa ottocentesca. Da Pietrabuona- il cui borgo moderno sul fiume presenta numerosi edifici da carta anche assai antichi- 5 Km. Di deviazione conducono a Medicina

2. Medicina (m. 537)”espressione cristallizzata di un’altra epoca, di un altro modo di vivere e per questo, anche semideserta, è affascinante”(N. Andreini Galli). L’abitato domina le due valli della Pescia di Collodi e della Torbola; Villa ricordata dal 989, poi castello rimasto sotto giurisdizione lucchese fino al 1890, di forma ellittica con vari torrioni semicircolari ancora leggibili, due porte (di cui una distrutta una ventina di anni fa); cospicui resti di una galleria sotterranea che circonda all’interno il perimetro delle mura: Prossimo alla Chiesa è il Palazzetto Comunale pesantemente ristrutturato. Nella via che scende precipitosamente dalla piazza della Chiesa verso sud, un Palazzetto, oggi abbandonato, che si vuole risalga al Mille. La Chiesa, seicentesca, rimodernata nel 1855; il Campanile, probabilmente, è un’antica torre di difesa. Qua e là alcune targhe in pietra con date del XVI e XVII secolo che testimoniano un periodo particolarmente florido. Nell’abitato visibili alcuni esemplari di terrazze-aie per l’essiccazione di certi prodotti agricoli. Nel Settecento il paese si è sviluppato oltre le mura a sud ed ovest lungo le mulattiere per Pietrabuona e Villabasilica. L’antica Pieve di San Martino e Sisto sorgeva presso l’attuale cimitero. Tornando per la strada della Torbola, dopo 2 Km. ,sulla sinistra, deviazione per Fibbialla.

3. Fibbialla (m.424), stupendo punto di osservazione, sulla Val di Torbola, ramo destro della Pescia. Villa ricordata fin dal 988; in località Valle Cavora resti di un preesistente centro abitato. Delle Mura di Fibbialla restano pochi avanzi e una porta: La Chiesa (San Michele) risale agli inizi del Quattrocento. Il Castello si articola in due settori: il primo, semicircolare, più antico, ed uno sviluppo successivo, più in basso, in corrispondenza della mulattiera per Medicina. In questo borgo una lapide settecentesca che proibisce “in perpetuo” il gioco della palla. L’antica rocca sarebbe un edificio isolato tra le case, a pianta poligonale, che fino a non molti decenni orsono sopravanzava le costruzioni limitrofe. Fibbialla si onora di aver dato i natali al pittore Tommaso Baldini (1870-1925) ed a Pescia l’emblema del Delfino. Tornati sulla strada di fondo valle, ancora 2 Km. E a destra è Aramo.

4. Aramo, letteralmente a picco sulla valle contigua, posizione strategica ma oltremodo compromettente trovandosi al confine tra le due rivali repubbliche di Lucca e di Firenze; così fin dal Trecento inizia il suo lento spopolamento. Villa nel 988. Della cerchia muraria che doveva avere tre porte restano alcuni tratti ed una porta (Porta Vecchia) ricostruita. Si entra in paese, in modo insolito, tramite il portico d’una chiesetta forse settecentesca. La Chiesa principale (San Frediano) è moderna, baroccheggiante, ma ricordata fin dal 778. Questo filo di case nere sull’orlo del baratro è stato paragonato ad “un treno che porta all’inferno” (Andreini Galli) e ad “una prua in procinto di salpare” (Biffoli). La strada che conduce alla Chiesa ha case sul versante edificate su cantine e stalle scavate nella roccia, comunicanti mediante scale interne con le sovrastanti abitazioni. Il paese ha una espansione sei-settecentesca più in basso intorno ad una strada semicircolare. Esistono collegamenti sotterranei per accedere, in caso di assedio, alle vicine aree agricole. Proseguiamo la risalita della Val di Torbola in cerca degli altri pittoreschi centri abitati, i quali appaiono tra loro collegati più per raggi visivi che stradali, come se la loro dislocazione fosse stata predisposta da una mente superiore per scopi strategici. D’altronde gli attuali collegamenti, quelli, tanto per intenderci, che usufruiamo in questo itinerario, sono molto recenti e per certi tratti addirittura dei nostri giorni. Una chiave di lettura urbanistica dell’alta valle del Pescia, può anche essere quella globale e dinamica. Guido Biffoli, percorrendola in auto osservava che “l’orografia dà luogo a tre diversi livelli di visione. Dal fondo della Valle ogni paese si scopre di sorpresa: incombono quasi a strapiombo; anche a moderata velocità d’auto si ha una singolare sequenza di apparizioni. A mezza costa, a motivo di un diverso grado di angolo visuale, l’effetto è più ridotto essendo accorciata la distanza e aumentata la velocità di visione: Dall’alto infine, l’occhio li abbraccia tutti, rivelati sulle accidentalità dell’acrocoro, sul quale emergono in un gemellaggio solitario”.

5. S. Quirico. Sulla sinistra della strada ecco S. Quirico (m.534), in territorio lucchese: Forse è l’antichissimo Castello di Arriano spesso ricordato in documenti del IX sec. (per altri Arriano sarebbe Castelvecchio) . Ampi resti di Mura Castellane rinforzate da bastioni rettangolari e pentagonali (uno è datato 1391). Vari cavalcavia sulle strade. La Piazzetta ha un loggiatino del 1659, si prospettano alcuni palazzotti cinque/seicenteschi e vi sorge una bella fontana che qualcuno ritiene di Matteo Cividali, altri del XVI secolo, altri ancora addirittura etrusca. La Chiesa (San Quirico) è nella parte bassa del paese fuori del primitivo cerchio murario: nel suo assetto definitivo è della seconda metà del Cinquecento; ha un’abside romanica e , nell’interno, un’ interessante fonte battesimale esagonale ad immersione. Il Campanile, imponente, è datato 1515-1520 sebbene si ritenga medievale; restaurato nel 1910 con coronamento di fantasiosi merli ghibellini, ed anche recentemente. Intorno alcune Cappelle (Immacolata Concezione, Santa Maria Maddalena, San Sebastiano) tardo cinquecentesche. Ben popolato agli inizi del Trecento, alla metà di quel secolo San Quirico si ridusse ad una ventina di abitanti a causa di una pestilenza. Secolari le liti per questioni di confine col vicino Castelvecchio, in territorio fiorentino. Uno sviluppo urbano (molte targhette in pietra datate) ebbe luogo tra il Cinque e il Settecento nella parte inferiore dell’attuale abitato intorno alla Chiesa. Nel Settecento lungo la mulattiera per Fibbialla, San Quirico impianta un nuovo nucleo, ove si possono ammirare alcune Margini ricche e scenografiche. Sebbene duramente provato durante l’ultima guerra mondiale, San Quirico è oggi centro assai vivo, con un’agricoltura piuttosto sviluppata. Nei dintorni vari metati (seccatoi di castagne) sono stati trasformati in villette. A nord-est del paese, sulla cima del Monte Battifolle (m.1.109), i pochi resti della fortezza omonima, molto spesso citata nei documenti antichi.

6. Castelvecchio, di fronte a San Quirico, preceduto dalla Pieve di San Tommaso, forse il monumento più insigne di tutto il territorio. Risale al 1.100 sebbene se ne abbiano notizie fin dall’ 879. Ha impianto basilicale con tre navate e tre absidi; il fronte è ad arcate cieche. Il Campanile si erge separato. All’interno colonne con bei capitelli scolpiti. Il monumento è stato restaurato con un po’ troppa disinvoltura alla fine dell’Ottocento e all’inizi del novecento, perdendo marcati caratteri lombardi che lo contraddistinguevano, giustificati dal fatto che l’edificio sorge lungo una importante arteria diretta al settentrione. La cripta, elegantissima nelle sue sobrie linee, pare più antica del contesto. Il paese è in territorio fiorentino fin dal XIV sec. E frazione di Vellano fino al 1928. Aveva mura semicircolari e due porte di cui una si è conservata. Nel punto più elevato pochi ruderi della vecchia rocca, sopra i quali è stato impiantato il deposito dell’acquedotto. All’interno del paese resti d’una cerchia muraria più antica con porta castellana.

7. Stiappa (m.627) in territorio già lucchese; borgo fortificato privo di mura: la difesa era garantita da una serrata linea di case che al piano terreno (stalle intercomunicanti) hanno feritoie per l’avvistamento e il contrattacco. All’interno della Chiesa (Santa Maria Assunta) vi sono quattro colonne romaniche che si vuole provengano da una più antica chiesa che sorgeva in località detta “il Santo” . Il Campanile è della fine dell’Ottocento. Si crede che il nome del paese venga dalla forma a cuneo dell’abitato: Questo nascerebbe da un centro più antico (Santa Maria) che sorgeva più in alto, forse in località Terrazzana, che si vuole cinto di mura e con Chiesa all’esterno. Delle fortificazioni di Stiappa resta solo il toponimo Rocca nella parte più elevata dell’aggregato, e due delle tre porte.

8. Pontito, il più alto paese della Valle (m.745); in territorio lucchese, passò dal Comune di Villabasilica a quello di Pescia nel 1883. Sorge in ripidissimo pendio; ha forma di ventaglio con al vertice la Chiesa: Già cinto di mura (resti). Della quattro porte se ne conservano i resti manomessi di una soltanto. La Chiesa (SS.Andrea e Lucia) ha impianto romanico, restaurata nel 1497; il Campanile, separato dalla Chiesa, fu costruito nel 1913 su una base trecentesca. Pontito che fino a pochi anni orsono era raggiungibile solo per mulattiera, si è andando man mano spopolando (148 ab. Nel 1977). La struttura urbana è a strade su archi concentrici e pochi ripidi vicoli trasversali. Molte case hanno il metato al piano sottotetto, qualcuno ancora funzionante. In una espansione verso sud-ovest è la casa natale di Lazzaro Papi (1763-1834) chirurgo, letterato e Colonnello degli inglesi nel Bengala, noto soprattutto per la traduzione del “Paradiso Perduto” di Milton. Nel punto più basso del paese è la graziosa Cappella della Madonna del Soccorso. Più in basso ancora, con ripido e disagevole sentiero, si possono raggiungere i ruderi della Chiesetta di Sant’Andrea(oggetto di campi-scuola del Museo Geopaleontologico e Archeologia di Pescia). La Chiesetta è ricordata nel 1260 come suffraganea della Pieve di San Tommaso e nel 1378 per avere ottenuto il fonte battesimale. Decade dalla seconda metà del Quattrocento per essere stata costruita in paese la nuova Chiesa, ma continua per secoli a funzionare come Cimitero.

9. Sorana (m.415) castello munitissimo che molti ritengono di origine romana; la prima memoria certa è del 975. Preso e perduto più volte pervenne sotto il dominio fiorentino definitivamente nel 1364. Fino al 1775 frazione di Vellano. Al primo nucleo della Rocca completamente recinto di mura ancora ben leggibili, venne aggiunto successivamente un secondo cerchio con due porte per incorporare un ampliamento verso sud-est. Nel 1376, per accogliere i profughi di Lignana si ebbe una nuova espansione verso sud (il Paradiso) senza costruzione di nuove mura ma disponendo le case a mo’ di baluardo. La Chiesa (SS. Pietro e Paolo) citata nel 1260, venne ampliata nel 1595 e rifatta nel Seicento in stile Barocco; pochi resti del primitivo impianto romanico. All’interno una bella Vergine del Rosario, scultura in legno prolicroma, attribuita a Matteo Cividali. I resti della Rocca fungono da Campanile. Da Sorana verso nord, con mulattiera agevole, si può raggiungere Lignana (m.809) già Castello in posizione strategica (ruderi). Dal ponte di Sorana si raggiunge presto la Via Mammianese lungo la quale si perviene a Vellano.

10. Vellano (m.552) Paese che si vuole di origine ligure; se ne hanno notizie nel X secolo. La Pieve è ricordata nel 910, restaurata- secondo la leggenda- da Carlo Magno o dai Longobardi. Assalita dai Lucchesi nel 1281 – con distruzione delle mura e delle torri- per essersi posta nella sfera ghibellina, Vellano seguì le sorti di Pescia aderendo nel 1329 alla Lega delle Castella di Valdinievole. Fino al 1773 sede di un giusdicente da cui dipendevano anche Pietrabuona, Castelvecchio, e Sorana: Il Comune venne soppresso nel 1928. Gli Statuti del 1366, redatti da Coluccio Salutati, allora notaio di quel Comune, l’abitato ha la forma di semicerchio su pendio pronunciato. Delle Mura Castellane restano alcuni avanzi e tre porte ancora leggibili. La Chiesa (San Michele) è ricordata nel 1376: sul fianco verso valle alcuni elementi della primitiva struttura. Esistettero in Vellano altri edifici religiosi: un Oratorio del SS. Corpo di Cristo (sec.XVI) di cui non resta traccia; una chiesetta intitolata alla Vergine ed ai Santi Rocco e Sebastiano, trasformata in abitazione; il Monastero seicentesco dei Santi Caterina e Domenico all’Ortale. Poco a Valle è la Pieve di San Martino ricordata nel 910, ma ricostruita nella seconda metà del Settecento e con interno rifatto nel 1868. Restauri recenti hanno rimesso in luce alcune strutture preromaniche; svuotata anche l’antica cripta con volte poggianti su pilastri trapezoidali. In Sagrestia un reliquiario attribuito al Cellini. L’imponente Campanile, separato dalla Chiesa, sorge sui resti d’una precedente torre.

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